Come faccio a… riassumere ed identificare le sequenze narrative

Dubbio.

Come faccio a… riassumere ed identificare le sequenze narrative

 

Attivita’ pratica: Riassunto e sequenze di CHICHIBIO E LA GRU

Di G. Boccaccio

1) Suddividi il brano in sequenze, come? La sequenza è una piccola parte di testo autonoma ed importante. Non sono di lunghezza prefissata e, in genere si chiudono con un punto fermo. Alcune sono di poche righe, mentre altre possono essere costituite da varie frasi.  Ad ognuna, sulla base del contenuto, potrai assegnare un titolo ed un sommario (utilissimo per comprendere meglio il testo e svolgere un riassunto che non sia soltanto la copia di alcune frasi del testo).

Le sequenze sono di quattro tipi:

  • descrittive, che contengono descrizioni di vario genere (luoghi, personaggi, animali...);
  • riflessive che comprendono le osservazioni e le riflessioni dell’autore della storia o dei suoi personaggi;
  • narrative che raccontano  avvenimenti;
  • dialogiche, cioe’ i dialoghi.

2) Trova sul dizionario i termini difficili e scrivili sul testo (ad esempio con una matita)

3) Sottolinea le parti più importanti, trascura eventuali parti descrittive qualora non funzionali al testo

4) Riscrivi, con parole tue, il testo con un periodare semplice, ma utilizzando termini appropriati ed uno stile sempre in terza persona: non utilizzare il discorso diretto nel riassunto, a meno che, fra virgolette, non riporti un passo fondamentale (vedi alla fine del riassunto esemplificativo).

Sequenze Testo originale Riassunto
Presentazione di Corrado Gianfigliazzi Currado Gianfigliazzi sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Corrado Gianfigliazzi era un nobile fiorentino che amava molto la caccia.
La cattura della gru Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano, e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela (=l’arrostisse per la cena) bene. Egli, presso Peretola, con il suo falcone, aveva ucciso una gru bella e grassa, che inviò al suo cuoco veneziano, Chichibio, per arrostirla. A cena aveva invitati ed il volatile avrebbe costituito una pietanza prelibata.

 

Brunetta vuole una coscia della gru Chichibio, acconcia (=prepara) la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo già presso che cotta grandissimo odor venendone, avvenne che una feminetta (=ragazza)  della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo l’odor della gru e veggendola (=guardandola), pregò caramente Chichibio che ne le (=gliene) desse una coscia. Chichibio aveva preparato ed informato la gru che, quasi cotta, emanava un ottimo odore, Brunetta, della quale il cuoco era pazzamente innamorato, entrò nella cucina e chiese una coscia della gru.
Brunetta ottiene la deliziosa coscia Chichibio le rispose cantando e disse:
– “Voi non l’avrì (=non l’avrai) da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì da mi”.
Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse:
– In fè di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia; – e in brieve le parole furon molte. Alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata (=presa, staccata) l’una delle cosce alla gru, gliele diede.
Chichibio, anche se a malincuore, cedette alla richiesta della ragazza.

 

Chichibio porta in tavola la gru senza una coscia. Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere (=invitato) messa la gru senza coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo (=gli chiese) che fosse divenuta l’altra coscia della gru (=dov’era finita l’altra coscia della gru). Al quale il vinizian bugiardo subitamente rispose:
– Signor mio, le gru non hanno se non una coscia e una gamba.
Currado allora turbato disse:
– Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? Non vid’io mai più gru che questa? (=che per caso vuoi che non abbia visto altre gru oltre questa?)
Chichibio seguitò:
– Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia (=quando volete), io il vi farò veder né vivi.
Currado, per amor dei forestieri che seco (=con sé a tavola) aveva, non volle dietro alle parole andare, ma disse:
– Poi che tu dì (=dici) di farmelo vedere né vivi, cosa che io mai più non vidi né udii dir che fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo, che, se altramenti sarà, io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio.
Quella sera, a cena, il cuoco serve la gru senza una coscia suscitando l’ira di Corrado.

Il cuoco cerca di spiegare che le gru hanno solo una zampa perché sono trampolieri e, volendo, potrebbe dimostrarlo osservando gli uccelli riposare sull’acqua.

Corrado, in preda all’ira, pretende che l’indomani Chichibio gli faccia vedere, dal vivo, se le gru, realmente hanno una sola zampa: in caso contrario si pentirà amaramente della propria sfrontatezza.

 

L’ansia di Chichibio Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla riva della quale sempre soleva in sul far del dì vedersi delle gru, nel menò dicendo:
– Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io.
Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira di Currado e che far gli convenia pruova della sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare, cavalcava appresso a Currado con la maggior paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe fuggito; ma non potendo, ora innanzi e ora addietro e da lato si riguardava, e ciò che vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piedi.
All’alba Corrado, ancora arrabbiato, e Chichibio, spaventatissimo, si recano presso una fiumara ove, solitamente, potevano essere avvistate parecchie gru e,
La simpatica conclusione Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse:
– Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.
Currado vedendole disse:
– Aspettati, che io ti mosterrò che elle n’hanno due; – e fattosi alquanto più a quelle vicino gridò: – Ho ho; – per lo qual grido le gru, mandato l’altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire. Laonde Currado rivolto a Chichibio disse:
– Che ti par, ghiottone? Parti ch’elle n’abbian due?
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose:
– Messer sì, ma voi non gridaste – ho ho – a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.
A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse:
– Chichibio, tu hai ragione, ben lo dovea fare.
Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore.
ben dodici gru si trovavano dormienti, su una zampa sola!

Chichibio, piuttosto sollevato, mostra  al suo padrone i volatili, ma Corrado, emettendo un forte “Ho, ho!” le fa volar via ed esse tirano fuori l’altra zampa!

Corrado prende a  rimproverare il servo ghiottone, ma la battuta finale di Chicibio, sdrammatizzando la scena, risolve positivamente la delicata situazione: “Messerì, ma voi non gridaste – ho ho – a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.”