Canto x Dante e Virgilio si trovano nel sesto cerchio dove sono gli iracondi e gli accidiosi (inerti e coloro che non praticano il bene) e in particolare si trovano nella città di DITE in cui in tombe infuocate sono puniti gli eretici. In particolare troviamo FARINATA DEGLI UBERTI, capo della fazione ghibellina che si troverà a parlare del futuro di Dante. Le tombe hanno i coperchi alzati, saranno richiuse solo dopo il giudizio universale, quando conterranno le anime ed i copi dei dannati e la pena sarà maggiore. Gli EPICUREI che credevano che l'anima morisse col corpo sono in questa zona della città di Dite. Mentre i due poti parlano ecco da una tomba Farinata invita Dante a discutere un po' con lui. Ha riconosciuto il poeta come suo concittadino dal dialetto che Dante parla. Dante si volta verso Virgilio, poi rassicurato va verso l'illustre uomo politico fiorentino. L'anima si vedeva dalla cintola in su, chiese a Dante chi fossero i suoi antenati e saputo che Dante era di una famiglia guelfa sospirò e disse: "Furono contrari a me ed alla mia fazione e io per due volte li dispersi (1248 e dopo la battaglia di Montaperti nel 1260). Dante rispose: "se furono cacciati trovarono poi la via del ritorno ma la vostra fazione non imparò quell'arte". Mentre Dante parlava ecco comparire da una tomba CAVALCANTE DE' CAVALCANTI, padre del poeta Guido Cavalcanti, amico di Dante. Chiese: "se a te è permesso fare questo viaggio grazie ai tuoi meriti perché mio figlio non è con te?" Dante rispose che il viaggio non lo aveva intrapreso di sua volontà ma in seguito alla volontà di Colui che Guido ebbe a disdegno". Cavalcante nota l'uso del verbo al passato: "ebbe" e deduce che il figlio è morto, per il dolore ricadde supino. Dante non sapeva che l'anima non poteva sapere se suo figlio vivesse in quanto le anime dell'inferno vedono male il futuro, fanno come i presbiti cioè vedono i fatti che accadranno finché sono lontani nel tempo ma quando si stanno realizzando non li riescono più a vedere e quindi a conoscere. Dopo questa scena Farinata come se niente fosse accaduto riprende a parlare: "se i miei non hanno appreso bene quell'arte ciò mi tormenta di più che questa tomba infuocata, ma non trascorreranno 50 mesi (quasi 4 anni) che saprai quanto sia dura quest'arte. (Ha predetto a Dante l'imminente esilio). Poi Farinata chiede a Dante perché la sua famiglia ancora non è stata riammessa a Firenze visto che tante altre possono ancora vivere nella sua città. Dante spiega che il ricordo della battaglia di Montaperti (la battaglia fu combattuta il 4 settembre 1260 tra fiorentini e ghibellini di Toscana appoggiati dalle truppe tedesche di MANFREDI. Ebbe luogo sulla riva destra del fiume MALENA, affluende dell'ARBIA. I morti furono 10.000 nelle linee fiorentine e un cronista dell'epoca racconta che tutti i ruscelli portavano acqua tinta di rosso fino all'Arbia) non fa perdonare i suoi discendenti. Farinata non capisce il perché visto che non fu solo lui il responsabile di tale fatto di sangue ma che poi fu lui a salvare la città di Firenze dalla distruzione. Farinata poi spiegherà a Dante che il futuro per i dannati non è del tutto chiaro, ma la sua percezione è molto vaga quando i fatti stanno per accadere, per questo egli sta chiedendo informazioni al poeta. NULLA possono sapere della vita presente dei loro familiari. FEDERICO DI SVEVIA, il cardinale OTTAVIANO DEGLI UBALDINI e mille altre anime sono con lui in quelle tombe infuocate.