Come faccio a… SVOLGERE LA PARAFRASI DI UNA POESIA (integrazione)

Puoi leggere la nostra pagina relativa alla parafrasi al seguente indirizzo: 

https://www.multimediadidattica.it/2016/03/18/come-faccio-a-svolgere-la-parafrasi-di-una-poesia/

Si vuole, in ogni caso, porre l’accento su alcune considerazioni basilari relative alla parafrasi del testo poetico: 

  1. la parafrasi non è una TRADUZIONE come spesso gli studenti dicono, il testo poetico è scritto in italiano, un italiano colto e costruito in modo non comune.
  2. Si dedichi il giusto tempo alla costruzione, cosa assolutamente non secondaria. Una buona costruzione del testo poetico faciliterà molto il lavoro di esegesi e la conseguente riscrittura. Ricordiamo che “il gatto il topo rincorre” può essere poetico, ma in un testo in prosa appare alquanto oscuro: chi viene rincorso, il topo o il gatto? Meglio costruire la proposizione con SOGGETTO-PREDICATO-COMPLEMENTO OGGETTO-ALTRI COMPLEMENTI per migliorare la nostra parafrasi, non esagerare nello scrivere soltanto parole, una dopo l’altra, come le troviamo nella poesia. 
  3. Utilizzare un buon dizionario di SINONIMI per poter trovare parole giuste da inserire nel testo in prosa che stiamo elaborando. Se lo si vuole consultare online qui abbiamo un buon dizionario, quello pubblicato da TRECCANI  http://www.treccani.it/vocabolario/dizionario_%28Sinonimi-e-Contrari%29/ nel quale abbiamo provato a cercare il lemma AULENTE con ottimi risultati 

    aulènte

    VOCABOLARIO ON LINE

    aulènte agg. [part. pres. di aulire], letter. – Odoroso, profumato: Rosa fresca aulentissima (Cielo d’Alcamo); aulente primavera (Carducci).

4. Non aver timore di scrivere con la matita sul testo numeretti per il costrutto e definizioni spesso fornite dal Docente… a casa impiegherai pochissimo tempo a svolgere qualsiasi lavoro legato al testo poetico.

5. Esplicita quanto viene sottinteso senza preoccuparti di aggiungere qualche parola e spiega bene i concetti più complessi:

“…così l’animo mio, che ancora fuggiva dalla selva (in preda alla paura) si volse indietro a guardare il passaggio che non lasciò mai viva alcuna persona…

…ed ecco, quasi al cominciare della salita, una LINCE (lonza) agile e molto veloce ( la lince è il simbolo del peccato di lussuria) coperta di pelo maculato…” 

6. Consulta le note, ma non copiarle pedissequamente, estrapola solo ciò che realmente è fondamentale. Scrivi note fra parentesi per rendere più chiara la parafrasi, come puoi osservare  nel testo di esempio.

7. Se usi il computer oppure se ti va di scrivere un po’ dividi il foglio in due colonne e in una inserisci il testo poetico (basta utilizzare le funzioni COPIA e INCOLLA) mentre nell’altra la parafrasi. In questo modo puoi controllare ciò che hai scritto nei vari periodi.

8. Fra parentesi puoi inserire anche una versione in prosa “letterale” per maggiore chiarezza, ma non omettere una versione migliore in italiano corrente

…mi incamminai per il pendio del colle, ascendendolo (lett. In modo che il piede fermo fosse sempre il più basso) .

 

 

Un esempio di parafrasi:

INFERNO CANTO I COMPLETO

CANTO I VERSIONE IN PROSA


All'età di 35 anni 				(a metà della mia vita)
mi ritrovai in una selva oscura,
perché avevo perduto la strada del bene. 	("Mi ritrovai nel peccato" e questo si spiega col fatto che tutta l'opera è un cammino di purificazione dell'anima del poeta da questa condizione di peccato, vedi poi anche l'impossibilità di 							arrivare direttamente a DIO=LUCE dopo che il poeta esce dalla 							selva, infatti il cammino di salvezza sarà impedito dalle tre fiere)
Ah!, come è difficile descrivere
questa selva orrenda, intricata e difficile da attraversare
che solo a pensarci la paura si rinnova.
La morte è poco più terribile di essa, 
ma siccome parlerò del bene che io vi trovai (del cammino vero la purificazione e il perdono di DIO)
descriverò le cose che  vi ho visto.
Io no so riferire come vi entrai 			(D. non ricorda come si è trovato nella condizione di essere 							peccatore)
tanto ero nell'errore, nel peccato  (sonno) in quel momento  
perché abbandonai la via del bene.
Ma quando arrivai giunto ai piedi di un colle
dove terminava quella valle   			(la valle ove si trova la selva oscura)
che mi aveva riempito il cuore di paura,
guardai in alto e vidi le parti elevate del colle
illuminate dal sole (Dio) 
che guida ognuno per la retta via, qualunque via faccia.
Allora la mia paura si acquietò,
dopo che era durata a lungo nel profondo del cuore
durante il tempo trascorso nella  selva oscura con tanta angoscia.
Come il naufrago con il respiro affannoso,
uscito fuori dal mare guarda indietro, con terrore all'acqua,
in cui stava affogando,
così l'animo mio, che ancora fuggiva dalla selva (in preda alla paura)
si volse indietro a guardare il passaggio
che non lasciò mai viva alcuna persona.
Dopo che ebbi riposato un po' il corpo stanco, 
mi incamminai per il pendio del colle, ascendendolo (lett. In modo che il piede fermo fosse sempre il più basso)
ed ecco, quasi al cominciare della salita,
una LINCE (lonza)  agile e molto veloce ( la lince è il simbolo del peccato di lussuria)
coperta di pelo maculato,
non mi si toglieva dinanzi
e mi ostacolava tanto il cammino
che io fui più volte sul punto di tornare indietro.
Era al principio del mattino,
il sole saliva in cielo con quelle stelle (la costellazione dell'Ariete perché il mondo, secondo i Padri della Chiesa, 						sarebbe stato creato in primavera)
che erano con lui quando l'amore divino
creò il mondo  (tutte queste cose belle).
L'ora, il tempo e la stagione (la primavera)
mi spinsero ad avere fiducia
di evitare quella belva dalla pelle maculata,
ma subito ebbi nuovamente paura 
per la vista di un leone. (È il simbolo della superbia e dell'orgoglio)
Sembrava venire verso di me 
con la testa alta e fame rabbiosa,
anche l'aria sembrava lo temesse.
E una lupa (simbolo dell'avarizia, della cupidigia) che era affamata
nella sua magrezza
e che fece vivere molti popoli negli stenti,
e questa fiera mi fece tanta paura  solo a guardarla
che io persi la speranza di salire in alto.
E come l'avaro  che accumula ricchezze 
e quando arriva il momento in cui perde tutto
piange e si rattrista,
così mi fece diventare la lupa
che venendomi incontro lentamente 
mi spingeva verso il buio della valle.
Mentre io ritornavo in basso
mi comparve dinanzi agli occhi
colui che per il lungo silenzio sembrava aver perso l'uso della parola. (o altra interpretazione: colui che Quando vidi costui nel grande deserto	 (si potrebbe riferire al luogo silenzioso)	sembrava evanescente) 
gridai a lui: "Abbi pietà di me",
"chiunque tu sia, o  anima (ombra) o uomo vivo!"
Mi rispose: " non sono uomo, lo fui
e i miei genitori furono lombardi,
ambedue mantovani.
Nacqui sotto il regno di Giulio Cesare, prima della sua morte,
e vissi a Roma sotto il giusto Augusto
al tempo degli dei falsi e bugiardi.
Fui poeta e scrissi di quel giusto (Enea) 
figlio di Anchise che fuggì da Troia,
quando la città fu incendiata.
Ma tu perché percorri questo luogo doloroso?
Perché non sali il felice colle del bene, 
che è origine della gioia?"
"Sei tu sei quel Virgilio e quella fonte
dalla quale sorge un fiume d'eloquenza poetica?"
risposi al lui con fare vergognoso.
"O luce e onore degli altri poeti
mi serva il lungo studio ed il grane amore 
che mi ha fatto leggere continuamente le tue opere.
Tu sei il mio maestro e il mio autore,
tu sei colui dal quale presi 
il mio bello stile che mi ha fatto onore.
Vedi la fiera dalla quale fuggo,
aiutami a sfuggirgli, famoso saggio,
perché essa mi fa tremare tutto dalla paura."
"A te conviene fare un altro viaggio"
rispose vedendomi piangere,,
"se vuoi uscire salvo da questo luogo selvaggio,
visto che questa bestia che ti ha spaventato e dalla quale invochi soccorso,
non lascia passare nessuno perla sua strada
e tanto lo ostacola che lo uccide,
ed ha indole così malvagia e crudele
che non si sazia mai
e dopo il pasto ha più fame di prima. (Si riferisce alla lupa che rappresenta il vizio dell'avarizia, della cupidigia)
Molti sono gli animali con cui si unisce,
e saranno sempre di più finché non arriverà il veltro (vi sono varie ipotesi su cosa o chi possa essere questo veltro: il veltro è un cane da caccia che dovrà uccidere la lupa, forse Dante si riferiva a Cangrande della Scala nato fra Feltre e Montefeltro,  oppure può indicare un magistrato eletto perché il feltro è un panno povero che serviva anche a foderare le urne; o può essere Dante stesso, infine potrebbe essere un imperatore o papa riformatore che riesca a risolvere la situazione politica italiana)
che la farà morire con dolore.
Questi non cercherà possedimenti o denaro 
ma sapienza, amore e virtù,
e il suo luogo natio sarà fra Feltre e Montefeltro.
Sarà la salute dell'Italia
per cui morirono di ferite la vergine Camilla,
Eurialo, Niso e Turno. (eroi morti per difendere l'Italia o per conquistarla)
Questi la caccerà da ogni città
finché non l'avrà riportata nell'inferno 
da cui l'aveva tratta l'invidia.
Per cui per il tuo meglio penso e giudico
che tu debba seguirmi e io sarò la tua guida 
e ti condurrò per i luoghi eterni:
nell'inferno sentirai le grida disperate,
vedrai gli antichi spiriti sofferenti
che soffrono per la morte dell'anima
e vedrai coloro che sono contenti, nel Purgatorio,
nel fuoco, perché sperano di giungere in Paradiso, fra le anime beate .
Se poi vorrai visitare queste anime
un'anima più degna di me sarà la tua guida (Beatrice, infatti Virgilio non è stato battezzato e non può 
e con lei ti lascerò nella mia partenza,          accompagnare Dante in Paradiso)
infatti quell'Imperatore che regna lassù (Dio)
dato che mi ribellai alla sua legge,
non permette che ti conduca nella sua città.
Egli governa dappertutto ed ha la sua reggia nell'Empireo
oh, felice è colui che vi sale!"
Io risposi a lui: "Poeta, io ti chiedo
per quel Dio che non hai conosciuto, 
che mi aiuti a uscire da questa triste situazione
conducendomi dove mi hai detto,
in modo che io veda la porta di San Pietro
e coloro che sono tanto tristi".
Allora iniziò a camminare ed io lo seguii.